Traina
con trotiera e cane in coppia
Specialmente
insidiando la trota è innegabile che,
nella maggior parte dei casi, utilizzare molagna e cavedanera
contemporaneamente può essere un indiscusso vantaggio.
Elementare
capire il perché, mentre il barchino
farà compiere agli artificiali una passata in superficie,
sulla ruota la
montatura con piombo guardiano andrà a lavorare ad altezze
variabili esplorando
strati d’acqua più profondi, aumentando
così le possibilità di incrociare una
preda in ambienti molto vasti e spesso privi di punti di riferimento.
Si
avranno quindi due attrezzi che opereranno sui
lati opposti dell’imbarcazione, con i terminali della
cavedanera stesi in
superficie a fianco della barca, e sott’acqua, la collana di
esche della
trotiera in scia al motore; la cosa più logica da fare
è dunque quella di usare
sulla molagna la classica montatura con il trave che scende in
prossimità del
natante, evitando così il rischio che i braccioli della
cavedanera, specialmente
se lunghi, durante le fasi di recupero o virata per il primo
terminale, vadano
ad impigliarsi su linea e finali esca della ruota se distesi a galla
come nel
caso di utilizzo dei silurotti galleggianti.
Il
poter ricorrere a molte esche sondando
capillarmente vari strati d’acqua, moltiplicando
così le probabilità di
cattura, finisce inevitabilmente per “ingolosire”
il pescatore, il quale però, ovviamente,
dovrà ponderare se realmente sarà in grado di
gestire le due montature
contemporaneamente, e qui si va a ricadere nel solito discorso:
imbarcazione
adatta, attrezzatura e sistemi di recupero efficienti uniti a
dimestichezza e
velocità sono le regole basilari, passare l’intera
giornata di pesca calando e
recuperando con lentezza e fatica diversi braccioli zigzagando con una
barca
che non ne vuol sapere di andare dritta (quanto torna utile in questi
casi
avere un “timoniere” fisso alla guida!), non
è il massimo, in quel caso meglio
tenere in pesca un solo attrezzo per volta con un numero di esche
obiettivo e
dannarsi di meno..
La
velocità di traina dovrà essere adatta al
funzionamento ottimale di entrambe le lenze, in particolar modo il
barchino,
che, soprattutto in presenza di onde, mediamente richiede
un’andatura
leggermente superiore per poter divergere senza problemi e tenere il
trave ben
teso; quando ci si accorge che il cane, stante si proceda in linea
retta, ha
difficoltà a navigare facendo allentare e toccare in
continuazione l’acqua alla
parte finale della linea, per cercare di migliorare la situazione,
oltre che
aumentare la velocità (o mantenere una traiettoria curva
verso il lato opposto
del barchino, come vedremo tra poco), in alternativa si
potrà ridurre la
distanza dell’attrezzo dall’imbarcazione, e se
possibile, con un palo
telescopico per esempio, tenere il trave più alto.
È
dunque logico che il più delle volte bisognerà
scendere a compromessi, quando si renderà necessario
accelerare l’andatura per la
cavedanera, allo stesso tempo dovremo tenere conto che la linea della
molagna
non si distenda troppo facendo salire il piombo ed avvicinare
eccessivamente le
esche al trave, in tal caso sarà opportuno montare una
zavorra più pesante che
faccia lavorare la lenza nella giusta maniera. Qualora non si voglia
aumentare
la velocità di traina, con il barchino che non naviga alla
perfezione, come
detto sopra, bisognerà avvicinarlo alla barca e se possibile
alzare la linea.
Anche
la scelta delle esche dovrà essere ponderata,
scegliendole in modo che tutte quante funzionino in maniera omogenea
con lo
stesso passo: per esempio, sarebbe poco conveniente tenere sulla
trotiera il
vivo che richiede una lenta traina e contemporaneamente avere sui
braccioli
della cavedanera artificiali pesanti che, se non si procede al trotto,
di
muoversi proprio non ne vogliono sapere; così, andando pian
piano per far
funzionare a dovere i pescetti veri, si avrebbero però dei
“pezzi di legno”
inanimati dall’altra parte, e viceversa, accelerando per dar
vita a
quest’ultimi, si rischierà di anticipare
notevolmente il trapasso delle povere
esche vive. Chiaramente il discorso è valido per qualsiasi
tipo di attrezzo, sia
che si stia pescando con due cavedanere in coppia che con una sola ecc..
Una
cosa importante che si deve avere a mente quando
si traina con il barchino, è il suo comportamento durante la
curvatura della
rotta; visto che virando verso il cane il trave si allenterà
causandone la
fermata od una navigazione a singhiozzi (in questi casi si potrebbe
momentaneamente recuperare la linea per mantenerla in tensione)
è ragionevole
dunque cercare di mantenere una rotta più lineare possibile
oppure, se si ha l’abitudine
di compiere dei lunghi giri attraverso il lago, di percorrere
“l’anello” in
modo da dover curvare sempre dalla parte opposta alla cavedanera, con
il cavo
sempre ben in tiro ed il barchino in costante movimento. Per fare un
esempio,
se si avrà il cane in pesca sul lato destro
dell’imbarcazione, la virata dovrà
essere sempre verso sinistra, in poche parole compiendo un lungo
tragitto in
senso antiorario; all’inverso, con la cavedanera sul lato
sinistro, in senso
orario.
Se
si traina con due barchini in coppia diventa inevitabile
che uno dei due sia costretto durante una curva a rallentare e far
cadere il
trave, quindi va da sé che si dovrà cercare di
andare il più dritti possibile,
e, qualora si vogliano effettuare i larghi giri di cui sopra,
bisognerà fare in
modo “di spezzare l’anello” con curve
più chiuse e brevi (evitando però di
esagerare, perché come spiegato nel sito, potrebbe causare
problemi alle
montature) alternate a lunghi tratti lineari.
Far
lavorare in maniera ottimale i nostri attrezzi
con delle rotte ad hoc è quindi senz’altro utile,
ma logico, bisognerà poi
vedere se il contesto realmente lo permetterà (spazio a
disposizione, presenza
di onde in direzioni sfavorevoli, zone pescose obbligatorie da
visitare), senza
inoltre contare che mai si dovrà andare a creare dei
problemi, che spesso andranno
a ritorcersi su di noi, agli altri natanti per non voler magari
compiere a
tutti i costi una curva indesiderata o fuori programma..
Tornando
a molagna e cavedanera in coppia, e sempre
rimanendo in campo virate, c’è da sottolineare che
anche il trave della ruota subisce
delle variazioni quando si effettua una curva, con il tratto fuori
dall’acqua
che, a seconda della sterzata, si sposterà a destra o
sinistra dell’imbarcazione;
virando dunque verso il lato della trotiera, la linea
tenderà ad uscire dalla
scia dell’imbarcazione portandosi verso l’esterno,
evitando in alcuni casi di
andare a sfregare sulle fiancate o entrare in contatto con
l’elica (molto
dipende dal posizionamento della molagna e dall’angolatura
che assume il
trave), e nella fattispecie, visto che la ruota è sistemata
sicuramente sulla
fiancata opposta a quella dove sta lavorando il barchino, durante le
curve si
otterrà contemporaneamente un funzionamento ottimale di
entrambi gli attrezzi.

Fig
1: La cavedanera rallenta e si ferma facendo
allentare il cavo, mentre la poppa della barca avvicina ed incrocia il
trave
della molagna. |
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Fig
2: La cavedanera accelera l’andatura ed il cavo
rimane ben teso, il trave si allontana dalla barca.
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Come accennato all’inizio, dando la caccia alle
lacustri in vasti spazi si tratta di un’accoppiata micidiale
da utilizzarsi
dall’apertura fino tranquillamente ad inizio estate, quando,
con il salire
delle temperature le trote scenderanno tutte più in
profondità alla ricerca di
acque fresche ed ossigenate, dovendo ricorrere principalmente
all’uso della
sola trotiera; tuttavia in primavera, nel periodo in cui le alborelle
si
avvicinano a riva per la frega, converrà forse di
più affidarsi a due barchini o tutt’al più la molagna con i galleggianti e le
esche in superficie per
potersi avvicinare più agevolmente alle sponde, dove spesso
gruppi di lacustri
sorvegliano i folti branchi di pesciolini argentati.
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