La
trota lacustre: tecniche di pesca da riva
La
trota lacustre o trota di lago è un salmonide che popola
le acque dei grandi laghi sub-alpini. Nonostante pareri a volte
discordi, viene semplicemente considerata
un comune ecotipo di trota fario che, vivendo a lungo in limpide acque
aperte di
estesi bacini, acquisisce particolari caratteristiche morfologiche, tra
le
quali la tipica livrea bianco-argentea punteggiata di piccole
macchioline nere
simili a delle “x”. Altre peculiarità
(seppur non sistematiche), il capo
relativamente piccolo in raffronto al corpo e mascelle tendenzialmente
corte ed
appuntite, la pinna caudale bilobata.
La
vastità dell’ambiente unita alla grande
quantità di prede
reperibili, permette a queste trote di raggiungere taglie
ragguardevoli, con
esemplari che possono tranquillamente superare i dieci chilogrammi di
peso; in
passato venivano catturate enormi lacustri che si aggiravano sui 20-25 kg,
si trattava soprattutto
di grosse marmorate indigene che vivevano e spaziavano nei laghi e
relativi
corpi idrici tipici del nord Italia, la scomparsa di tale specie
originaria per
cause diverse (una delle quali l’ibridazione con salmonidi
provenienti da altri
luoghi -vedi fario atlantica- introdotti direttamente nei bacini o in
fiumi e
torrenti ad essi collegati) ha ridimensionato il tutto.
Anche altre specie
di trota diverse dalla fario, come iridee
di semina od anche marmorate presenti nelle acque correnti del
circondario, una
volta conquistate le vastità del lago tenderanno
gradualmente ad acquisire le
tipiche caratteristiche morfologiche e comportamentali della lacustre
(schiarimento
della livrea ed abitudini pelagiche). Ceppi di
provenienza a parte, possiamo più o meno considerare
lacustre “doc” una bella trota argentea dal muso
aguzzo..
Questo magnifico
pesce, vista appunto la tendenza a muoversi
in continuazione alla ricerca di prede, o per convenienza seguendo
nelle
vastità lacuali i movimenti di grossi branchi di pescetti
bentonici come
l’alborella, è da sempre preda classica di
tecniche di traina dalla barca, molagna
e cavedanera in primis, che ne permettono a volte la cattura di ottimi
esemplari.
Tuttavia anche
pescando da riva a spinning
è possibile avere qualche chance, trovandosi in canna
una di queste sfuggenti e combattive trote, che una volta allamate si esibiscono in spettacolari salti e
capriole. Il vero campo di battaglia di questa caccia mirata rimane sempre il grande
lago,
sia per suggestività dell’ambiente che per
difficoltà; nonostante in Italia
settentrionale siano presenti specchi d’acqua minori molti
dei quali
discretamente popolati da argentei salmonidi, senza contare le risalite e discese in affluenti od emissari, la classica sfida
sarà sui grandi
bacini pedemontani: Maggiore, Lugano, Orta, Como, Iseo, Idro e Garda.
Va subito
precisato che le prede insidiabili da riva, sono quasi sempre pesci di
taglie
mediamente inferiori, con esemplari che difficilmente toccano e superano i 3 kg
ma che rappresentano
catture di tutto rispetto; visti i tempi e la rarità, una trota di lago da 45-50 cm sul chilo -
chilo e
mezzo di peso può già essere considerata (anche da chi esce in barca) senza ombra di dubbio una bella
soddisfazione.
E’ una
pesca che, vista nella maggior parte dei casi la
possibilità di collezionare una lunga serie di uscite a
vuoto, si può definire
amatoriale, ma come già accennato quello che conta
è sicuramente la bellezza
dei luoghi che ne fanno da cornice, soprattutto durante la stagione
fredda i
grandi laghi sono immersi in una pittoresca e placida atmosfera. Una
pesca dove
conta, più che la cattura ad ogni costo, il tempo passato
rilassandosi all’aria
aperta.
Normalmente,
considerato le varie epoche di divieto di pesca leggermente
diversificate da
zona a zona (durante la fase riproduttiva le trote si avvicinano a riva
per
depositare, risalendo affluenti o fermandosi nei pressi di spiaggette
con
ghiaietto pulito), il periodo in cui poter dare la caccia alla lacustre
è da
inizio inverno a fine primavera; con l’arrivo della stagione
estiva ed il
conseguente riscaldamento delle acque, i salmonidi si porteranno
automaticamente più in profondità alla ricerca di
linfe fresche ed ossigenate,
risultando nella maggior parte dei casi inavvicinabili da riva, salvo
qualche rara
ed occasionale cattura, insidiando perlopiù persici a fondo
col vivo su qualche
fondale a picco. In autunno scatta l’inizio dei divieti di
cui sopra, che
obbliga dunque il pescatore a concentrare gli sforzi più o
meno dall’apertura
fino all’incirca metà giugno.
Tecnicamente si
tratta di uno spinning medio - leggero, semplice
e di vecchio stile: è sufficiente una canna, un gilet e
pochi artificiali. E se
a spaventare il pescatore sono i probabili cappotti a cui si
andrà
inevitabilmente incontro, bisogna sempre tener presente che andando a
lacustri
nei grandi laghi, spesso si può allamare grossi cavedani che
talvolta possono
arrivare a sfiorare i due chilogrammi di peso..
Per quanto riguarda
la canna, un buon attrezzo da 240 - 270 cm
ed una capacità di
lancio sui 30 gr. è l’ideale (è
possibile salire anche sui 40 gr. per
proiettare agevolmente gli artificiali più pesanti), da
abbinare ad un
mulinello di taglia 2500, salendo a 4000 con canne più
lunghe e potenti (ma
sempre tenendo presente che con un “pacchetto”
più leggero si avrà un minor
sforzo fisico); se poi si è in possesso della solita 210 da
20 gr. e non si
vuole spendere soldi per l’acquisto di un attrezzo specifico,
nessuno vieta di
andarci a lacustri, anzi!
Il monofilo
-inutile dire di ottima qualità- avrà un
diametro compreso tra 0,22/0,25. Uno 0,22 è consigliabile
usando esche leggere
come minnows galleggianti per migliorarne la gittata e, come limite
massimo
lanciabile, una quindicina di grammi in questo caso senza forzare
troppo e
rifacendo spesso il nodo; lo 0,25 potrà supportare pesi
superiori (per la trota
di lago gli artificiali difficilmente salgono oltre i 20/25 gr.) senza
contare
una maggiore sicurezza in caso di grosse catture. Logicamente con una
bobina di
scorta si potranno adoperare a seconda delle esigenze due diametri
diversi.
Ottimi anche i
trecciati (da scegliere con carichi sui 6-7 kg)
che, vista la loro minor
sezione, allungheranno le distanze di lancio in particolar modo delle
esche più
pesanti ed aerodinamiche; senza contare, rispetto ad un tradizionale
nylon,
l’elasticità pressoché nulla, con
miglioramento delle ferrate da lontano.
Essendo maggiormente visibili in acqua sarà meglio
sceglierli in colorazioni
neutre come il marrone od il verde scuro, o meglio ancora utilizzando
uno
spezzone di finale in nylon da un paio di metri, del diametro non
inferiore
allo 0,25 da collegare alla treccia con nodi specifici per non
comprometterne
la portata e passare il più agevolmente possibile tra gli
anelli della canna.
Gli artificiali da
lacustre, gira e rigira, rimangono sempre
i soliti: minnows ed ondulanti. Pescando nelle cristalline acque di un
grande
lago ciò che agli occhi di un predatore assomiglia ad un
pesce è sempre una
garanzia; non si avranno per forza bisogno di colorazioni particolari,
livree
naturali tendenti all’argenteo o dorato sono sempre ben
catturanti, forme sottili
ed allungate a richiamare un’alborella sono il top per la
trota di lago.
Tra i pesciolini
finti i senza paletta sono senz’altro i più
indicati in questa pesca, il peso unito
all’aerodinamicità permette a queste
esche di raggiungere distanze di lancio nell’ordine dei
quaranta - cinquanta metri,
determinanti quando si esplorano vasti spazi senza punti di
riferimento. Le
misure ideali variano tra i 6/10 cm con grammature da circa 8/20 gr.
Filibustieri, Real
winner, Bombix e similari, senza contare varie
elaborazioni di minnows che, togliendone la palettina ed
aggiungendo modellando del piombo sul ventre nel giusto peso nella corretta posizione, renderà
all’artificiale il
nuoto tipico di un lipless (clicca qui per maggiori info). Generalmente a parità di
dimensioni, più un’esca è
pesante più il suo movimento risulterà
“ingessato”, dovendo quindi meglio
animarla con recuperi un poco più vivaci e con frequenti
colpetti di canna; in
alcuni modelli di senza paletta, arrestandone per pochi istanti il
recupero, si
potrà sfruttarne lo sfarfallante movimento in caduta.
Altra immancabile
tipologia di minnows da lacustre, i
classici modelli galleggianti, qui in misure intorno ai 9/11 cm (come
il Rapala
original da 11
cm
silver, dalla forma che tanto lo fa assomigliare ad una grossa
alborella, vero
capostipite e mattatore di trote e cavedani sui grandi laghi); dal
peso
mediamente più basso, hanno il pro di un movimento molto
plastico e realistico
anche a basse andature, e la possibilità di farli nuotare
strisciando in
superficie dando al predatore l’impressione di trovarsi di
fronte ad un
pesciolino moribondo. Il contro ovviamente di una scarsa
lanciabilità, che li
rende praticamente inutilizzabili in presenza di brezza o peggio di
vento (a
meno che non vengano lanciati in favore dello stesso); per migliorare
la
lanciabilità di un artificiale, limitando sbandieramenti e
piroette in aria
dello stesso, la cosa più semplice e veloce è quella di aggiungere del filo di
piombo attorcigliandolo sul gambo delle ancorette, badando ovviamente
ad
ottenere un giusto compromesso per non pregiudicarne il movimento.
Anche i minnows
affondanti potranno essere adoperati, purché
di tipologie e forme adatte, in generale pesciolini panciuti o muniti
di
palettoni di profondità potranno essere tranquillamente lasciati a
casa.
Altro cavallo di
battaglia dello spinning alla lacustre,
l’ondulante.
I migliori sono
sempre i modelli dalla forma allungata come
Abu toby, Moresilda ecc., con pesi variabili tra i 12/20 gr. che
consentono di
raggiungere ottime distanze di lancio.
Una volta messa
insieme l’attrezzatura si può finalmente
provare a dare la caccia ad una di queste schive trote argentate.
Tralasciando
le zone a canneto con tipici fondali molli e sabbiosi, che (con le
dovute
eccezioni naturalmente) non sono particolarmente frequentate dalle
trote di
lago, la pesca si concentrerà su tutte
quelle sponde
morfologicamente “dure” di cui i grandi laghi
prealpini sono prevalentemente
circondati. Punti da tenere sempre d’occhio sono le foci di
affluenti in
particolar modo torrenti e riali, moli, imbarcaderi ma anche in zone
apparentemente sperdute e prive di punti di riferimento, come nelle
bassure di spiaggette
ghiaiose od in rive rocciose ed infrascate, è possibile
incontrare la lacustre.
Tali spot saranno validi e dovranno essere visitati durante tutta la
stagione
di pesca. Come detto in precedenza, questo salmonide è un
pesce spiccatamente
schivo e pelagico che preferisce vivere in acque aperte e difficilmente si
avvicina alle
sponde rifuggendo la presenza dell'uomo; conduce un’esistenza prevalentemente erratica vagando
in continuazione
alla ricerca di cibo ed in particolare seguendo -dove ancora presenti-
i fitti
branchi di alborelle sperduti nelle vastità lacuali. Ragion
per cui incrociarla
non sarà sempre facile, dovendo in sostanza attendere e
sperare che la trota si
avvicini alla riva ed incroci la nostra esca, tradotto quindi in una
pesca
fatta di continui lanci e frequenti spostamenti.
Naturalmente vi
sono delle circostanze o periodi in cui la
lacustre si verrà a trovare a portata di lancio, aumentando
considerevolmente
le possibilità di cattura. Tipico la presenza di minutaglia,
come durante la
classica frega primaverile delle alborelle, in cui i mazzi di pescetti
in
frenetica attività nel sottosponda attirano da centro lago
le lacustri che
spesso, in gruppi anche piuttosto numerosi, compiono continue
incursioni provocando
le tipiche argentee “fontanelle” di pesciolini che
cercano di mettersi in salvo
fuori dall’acqua.
Se dunque la
stagione primaverile in concomitanza di tale
evento, che solitamente dura all’incirca tre - quattro
settimane tra aprile e
giugno ed ormai circoscritto in pochissime zone del lago privilegiate
(che sarà
d’obbligo conoscere tempestivamente), può essere
considerato senza ombra di
dubbio il momento d’oro per la pesca da riva alla trota
lacustre, bisognerà
comunque tenere presente che anche durante la stagione fredda, qualora
fossero
presenti branchi di piccoli pesci, tali spot (più frequente
nei pressi di moli,
imbarcaderi o zone riparate in centri abitati) dovranno essere tenuti
d’occhio
seriamente.
A volte capita
invece di imbattersi, soprattutto in inverno
ed in apparente assenza di vivo, in esemplari di salmonidi isolati che
si
aggirano nel sottoriva permanendo nella stessa zona per diverso
tempo,
una volta individuata una trota solitaria (classico un inseguimento
negli
ultimi metri) sarà opportuno provare a ripassare in loco
più volte, non è detto
che falliti i primi tentativi gli altri non vadano a buon fine.
Oltre alle
classiche cacciate con pesciolini che fuggono
terrorizzati fuori dall’acqua, un altro indizio che
può indicare la presenza
della lacustre sono le “bollate” circolari a pelo
d’acqua, naturalmente da non
confondere con quelle di uccelli ittiofagi in immersione.. Importante
quindi rimanere concentrati e scrutare la superficie per captare
eventuali segnali di un pesce che può apparire dal nulla come un
fantasma.
Le abboccate
potranno avvenire durante tutto l’arco della
giornata, naturalmente pescando al tramonto ma soprattutto alle prime
luci
dell’alba si avranno migliori possibilità,
specialmente con l’avanzare della
primavera o in previsione di giornate molto assolate e luminose. In
particolar
modo durante la stagione invernale nei grandi laghi sub alpini sono
presenti
delle coste od insenature perennemente o temporaneamente in ombra da
tenere a
mente. Giornate coperte o con presenza di precipitazioni anche nevose
sono di
aiuto, ma pure in condizioni teoricamente meno favorevoli non
è escluso si
possano fare ottime catture. In certi luoghi e periodi poi le trote
è assodato
abbiano, indipendentemente dal meteo, l’abitudine di
avvicinarsi a riva o
cacciare (e quindi farsi catturare) sistematicamente in alcuni brevi e
precisi
momenti della giornata. Ci sono inoltre svariate e particolari
condizioni
“locali”, come ad esempio il passaggio di
un’imbarcazione la cui onda
infrangendosi a riva, porta i pesciolini che si celavano magari sotto
qualche
manufatto, ad uscire allo scoperto a pasturare facendo accorrere da
fuori le
lacustri che ben sanno della ghiotta opportunità; a volte
anche i cambiamenti
di luce con il sorgere o calare del sole smuove il foraggio nel
sottoriva, in
tali orari non di rado capita di osservarne la frenetica
attività a pelo
d’acqua.
Conoscere quindi
qualche spot favorevole con presenza certa
di prede è un indubbio vantaggio, non sempre però
sarà così, dovendo dedicarsi
ad una non facile ricerca resa ancora più problematica dalla
vastità
dell’ambiente. In questi casi bisognerà quindi
armarsi di pazienza, converrà di
più muoversi lungo la sponda o cambiando diverse zone con
spostamenti in auto a
visitare i posticini più promettenti. Esplorando ora quella
lunga e deserta
spiaggetta, per passare a quel tal molo con nei paraggi la foce
digradante di
un piccolo torrente, e così via.. Che contano sono costanza
ed un pizzico di
intuito (la fortuna poi qui non guasta mai).
D’obbligo
il silenzio, evitando di produrre rumori molesti
sulle sponde, l’avvicinamento e gli spostamenti saranno
sempre cauti evitando
se possibile di camminare in acqua con gli stivali, la trota potrebbe
inaspettatamente trovarsi anche in poche spanne d’acqua a due
passi da noi. I
lanci non dovranno essere sparpagliati e casuali, bensì
ordinati e precisi,
meglio esplorando mano a mano punti caldi con proiezioni dapprima da
lontano e battendo
il sottosponda (soprattutto prima di effettuare spostamenti) con lanci
paralleli alla riva, badando che l’esca non produca tonfi
eccessivi nelle
vicinanze della predatrice. L’azione del finto
sarà principalmente a galla,
anche pescando su fondali di svariati metri, non ci si dovrà
quindi preoccupare
di lasciare affondare l’artificiale e di recuperarlo radendo
il fondo come si
farebbe con lucci e sandre, in questo caso sarebbe un rischio ed una
perdita di
tempo inutile. Tutt’al più tentando qualche
recupero a mezz’acqua, la maggior
parte degli attacchi pescando da riva avviene comunque in strati
superficiali..
La scelta
andrà ovviamente fatta con un minimo di criterio,
montare un'esca pesante lanciando nelle bassure vorrà dire
rischiare di
incagliarla, naturalmente in tali frangenti aiuterà comunque
alzare un pelo la
canna ed in casi estremi aumentare la velocità negli ultimi
metri di recupero.
Gli artificiali a
lunga gittata sono quelli che permettono
di coprire più acqua (sempre ottimi i vecchi filibustieri),
andranno quindi
tenuti in canna per la maggior parte della battuta, gli insuperabili
minnows
galleggianti sono il top invece in caso di avvicinamento e cacciate
sottoriva
delle lacustri, specie quelle più grosse e smaliziate.
I recuperi saranno
meglio se movimentati da qualche colpetto
di canna, la velocità -comunque mirata a far muovere in
maniera ottimale
l’esca- sarà leggermente più lenta con
il freddo (la trota comunque è un pesce
che si muove bene e rimane aggressiva anche con temperature rigide), in
primavera a volte capita invece di ferrare ad andature
sorprendentemente
sostenute.
Pescando sui
maggiori laghi spesso si può avere la compagnia
di brezze varie. Se in molti ritengono giustamente che
l’increspatura o la
presenza di onde possa giovare per vari motivi alla cattura
dell’argentea
regina (va comunque sottolineato che anche in condizioni di acque
piatte si
verificano delle ottime pescate), ciò può creare
qualche piccolo problema al
pescatore. E se è vero che in alcuni casi su di un grande
bacino a seconda
della direzione della brezza è possibile trovare zone
riparate come insenature
o coste non battute dal vento, lo è altrettanto che con
alcuni piccoli
accorgimenti si potrà pescare nel migliore dei modi anche in
presenza di aria. Beninteso in condizioni di normalità, dinanzi a
fenomeni troppo sostenuti
è forse direttamente meglio rinunciare alla pesca.
Lo spinnofilo
attento e pignolo non vedrà mai di buon occhio
un artificiale che durante il tragitto in volo si sposterà
fastidiosamente
dalla traiettoria imposta, senza contare quell’odiosa (e
deleterea in caso di
ferrate) pancia che il filo formerà. Volendo scongiurare o
perlomeno limitare
tutto ciò, l’unica cosa da fare è
quella di lanciare il più possibile sia
contro che a favore rispetto alla direzione del vento; si
avrà così un’esca che
volerà in aria dritta come un fuso seguita da un filo ben
teso, chiudere
l’archetto non appena essa tocca l’acqua dando un
colpetto laterale di canna per tendere la linea è l’optimum. Le esche da
lanciare controvento saranno
sempre quelle più pesanti ed aerodinamiche che durante il lancio
non si scompongono e
bucano l’aria come dei razzi, in favore potremmo adoperare
anche artificiali
più leggeri. I lanci saranno quindi condizionati a seconda
della direzione
della brezza, capiterà di camminare lungo la riva
proiettando diagonalmente e
sempre nella stesso senso le esche, oppure di scartare a priori coste
battute
in lungo dal vento per posizionarci in altre angolate in maniera
favorevole.
Per concludere il
discorso sullo spinning alla trota
lacustre, non si può fare a meno di spendere quattro parole
in merito
all’utilizzo di un’imbarcazione. Non è
infatti detto che le trote di lago
possano essere insidiate dalla barca esclusivamente con sistemi
tradizionali come
molagna e cavedanera, che hanno l’indubbio vantaggio di
coprire un
ampio raggio d’azione con svariate esche contemporaneamente,
aumentando le
probabilità di cattura in ambienti vasti.
Anche con una canna
ed un unico artificiale si possono fare ugualmente
pescate interessanti, e rispetto alla pesca da terra si avranno alcuni
vantaggi
quali visitare spot o distanze inaccessibili da riva, spostamenti
rapidi da una
zona all’altra od in alternativa coprendo il tragitto in
traina; al largo,
oltre che a galla l’azione dell’esca talvolta
potrà essere alternata facendola
viaggiare più sotto mediante lipless/ondulanti
più pesanti. Il problema brezze
poi verrà praticamente annullato avendo la
possibilità lanciare in qualsiasi
direzione voluta. Ovviamente per uscire su di un grande lago
bisognerà disporre
di una barca idonea e sicura, da cui poter pescare comodamente in
piedi; senza
mai dimenticarsi di controllare in anticipo il meteo soprattutto per
evitare di
farsi sorprendere da venti improvvisi.
Riassumendo
è una sfida, tipicamente nel periodo invernale,
basata su continui lanci e recuperi a volte nel nulla, ma che
darà i suoi
frutti quando, capitando nel posto e nel momento giusto, la lacustre
durante
uno dei suoi larghi giri incrocerà la nostra esca.
Oltre che a lancio
con gli artificiali (e volendo è
possibile adoperare anche il morto manovrato a galla), sui grandi laghi
le
lacustri vengono catturate da riva anche e soprattutto pescando con il pesciolino vivo.
Tale tecnica viene
praticata prevalentemente dai rivieraschi
e quasi esclusivamente durante la stagione primaverile, quando appunto
le
trote, soprattutto attirate dalla fregola delle alborelle, si verranno
a
trovare in gruppi nelle immediate vicinanze. Lo spargersi della voce
dell’arrivo in massa dei grandi branchi di pescetti
sottocosta, porterà file di
pescatori locali che, vista la brevità e (si spera)
generosità del periodo, muniti
di galleggiante ed esca viva, attendono pazientemente -prendendo posto
in loco
sin dall’alba- le abboccate delle lacustri.
Come attrezzatura
l’ideale è l’utilizzo di una canna tipo
trota laghetto sui 3,80 - 4 mt. con capacità di lancio sui
25 - 30 gr. abbinata
ad un mulinello taglia 2500 caricato con un buon 0,22. Se una qualsiasi
montatura con galleggiante ben fatta può andare bene, il
meglio sarebbe adoperarne
una all’inglese, con apposito galleggiante scorrevole e filo
affondante; tale
sistema renderà più agevole la pesca in caso di
brezze limitando lo spostamento
del segnalatore ed evitando di far compiere fastidiose pance alla lenza
in
superficie. Il terminale potrà andare bene lungo 70/80 cm da
0,18/0,20,
distanziando il pesciolino di circa 1,5 mt dal galleggiante che
preferibilmente
sarà di colorazioni e dimensioni non troppo vistose; i pesci
esca, dove vietata
l’alborella, saranno piccoli gardoni o vaironi di 5-6 cm
innescati per le labbra su ami del 6/7.
Un vantaggio sta
nel fatto che, rispetto all’utilizzo degli
artificiali, la predatrice una volta ferrata difficilmente
riuscirà a liberarsi
dall’amo, dopo aver ingoiato il vivo la sua unica
possibilità di salvezza (a
meno che non venga rilasciata, cosa che non succede praticamente mai in
questa
pesca) rimarrebbe la rottura del terminale.
A differenza dello
spinning tale tecnica risulta molto più
statica, pescando sin dalle prime luci dell’alba e per tutta la
durata della battuta nel medesimo spot; spesso i salmonidi si faranno sotto a cacciare
più volte
nel corso della mattinata (indicati anche gli orari crepuscolari),
permettendo
a volte di guadinare più esemplari nello stesso giorno.
Ciò non
toglie che si possano comunque fare degli
spostamenti, soprattutto pescando durante la stagione fredda in assenza
di
assembramenti di pescetti e presenza certa di trote, si
potrà tentare la
fortuna - senza il bisogno ovviamente di lunghe camminate lungo le
sponde
tipiche da spinnofili - alternando posti promettenti come imbarcaderi,
moli,
foci di torrenti ecc..
Negli
ultimi anni la classica e redditizia pesca primaverile con il vivo
alla lacustre su alcuni grandi laghi, sta anch’essa in molte
zone soffrendo causa
la diminuzione delle popolazioni di trota di pari passo con la
rarefazione e
scomparsa dell’alborella, suo principale alimento. Di fatto,
ad annate prodighe
di catture, se ne alternano sempre più frequentemente altre
con assenza totale
di trote, dovute principalmente alla mancanza dei numerosi branchi di
alborelle
un tempo presenti lungo gran parte dei litorali. |
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