Alla classica
montatura con il barchino che opera a pelo
d’acqua, esiste, poco conosciuta in Italia ma molto
apprezzata ed utilizzata
dagli Svizzeri, un’interessante alternativa, con divergente e
linea a lavorare
immersi sott’acqua.
In questo caso
verrà utilizzato un particolare attrezzo, non
più il tipico barchino catamarano, ma bensì una
apposita tavoletta con
dimensioni-peso variabili e, naturalmente, la capacità di
divergere che le consentirà
di procedere affiancata all’imbarcazione come nel caso della
cavedanera
galleggiante.
La montatura,
affondata da un grosso piombo cilindrico applicato
al trave (pesante 3-4 kg
e meglio se dotato di un cordino lungo circa 1 mt.) nei pressi della
barca
(ragion per cui in questa pesca non serve il palo), porterà
i terminali a
lavorare completamente immersi e a profondità determinate
dalla quota della
zavorra; si tratta quindi di una sorta di incrocio tra trotiera e
cavedanera..
Come detto, il
divergente altro non è che una semplice
tavoletta con levigatura anteriore ed assetto galleggiante, dotata di
un
contrappeso nella parte inferiore che la terrà posizionata
di “taglio”, nella
foto un modello da 56x25 cm e pesante 2,3 kg.
Per quanto riguarda
il trave, dovendo operare sott’acqua e subendo
quindi una consistente portanza data la sua incidenza diagonale
rispetto al
senso di marcia, si renderà necessario, accantonando quei
grossolani cordini
che andavano benissimo per la montatura fuori dall’acqua,
ricorrere a linee più
sottili e resistenti che provocano meno attrito, vale a dire robusti trecciati (0,80)
che
oltretutto, se scelti in colorazioni neutre (marrone, verde scuro) in
acqua risultano
meno visibili. Il tratto di montatura dal piombo alla barca per ragioni
di
tenuta potrà invece essere decisamente maggiorato,
utilizzando per esempio un
dacron di grosso diametro sulle 200 lb.
Vista la sezione del trave e la trazione generata
dalla lenza, è sconsigliabile recuperare la linea a mano,
servendosi invece di
una robusta ruota munita di frizione ed antiritorno fissata al bordo
dell’imbarcazione, praticamente una molagna girevole sul
proprio asse con bloccaggio in modo
da poter seguire l’angolazione del cavo per riavvolgerlo e
srotolarlo senza
problemi; in commercio ne esistono di dedicate, ma si può
anche tranquillamente
modificare il supporto di una comune ruota per renderla adatta allo
scopo.
Gli attacchi sul
trave saranno dunque gli stessi a ‘T’ usati
sulla trotiera, mentre i braccioli in nylon (0,28-0,30), dotati del
solito
moschettone a sgancio rapido per la linea, non necessitano di
piombatura alcuna
e la loro lunghezza -preferibilmente a scalare- potrà essere
mediamente più
corta rispetto a quelli utilizzati con il barchino; diciamo che il
più breve,
ovvero quello più vicino al divergente, sarà sui
15 mt, mentre gli altri a
salire maggiorati di 4-5 mt per volta fino ad arrivare a circa ad una
trentina
di metri su quello vicino alla barca. Nessuno vieta poi di utilizzare
terminali
di pari lunghezza stile molagna lunghi solo una diecina di metri o meno
(in tal
caso però bisognerà allontanare leggermente di
più dall’imbarcazione il primo),
con il vantaggio di velocizzare recupero e calata della lenza. Come
distanza
tra di essi si potranno tenere i soliti 7-8 mt, con 4-5 terminali in
acqua ed
un raggio d’azione simile a quello del barchino, attorno ai
30-40 mt.
Anche la messa in
pesca è identica a quella della cavedanera
galleggiante, allontanando, con il natante in movimento, il divergente
e via
via stendendo ed attaccando al trave i braccioli esca, applicando
infine la
zavorra che affonderà la montatura e facendo l’opposto per riportare in barca il tutto;
i terminali come
sempre andranno avvolti su dei supporti quali ruote supplementari, aspi
o
tavolette. Le abboccate saranno principalmente evidenziate da delle
tirate
sulla linea, fondamentale quindi avere sulla ruota un campanellino
segnalatore
collegato alla linea od una buona frizione tarata in maniera da
slittare e gracidare
ad ogni accenno di resistenza; anche una tendenza del cavo ad arretrare
può
essere un indizio.
Per le esche si
potranno utilizzare, oltre al vivo il morto ed
i classici ondulanti sottili da molagna, i minnows, meglio se
galleggianti o perlomeno
di peso non eccessivo.
La trazione sviluppata dalla lenza richiederà un'imbarcazione
adatta o meglio ancora l'utilizzo di due montature contemporaneamente,
una per lato, in maniera da controbilanciarsi a vicenda.
Senza nulla
togliere alla mitica pesca con il barchino,
insuperabile quando si tratta di dare la caccia ai predatori a pelo
d’acqua e senza
contare le emozioni che regala potendo scorgere le tirate sui braccioli
o i
tipici salti e scie in superficie della trota, questa montatura
possiede alcuni
vantaggi,
quali,
oltre ad un utilizzo più semplice ed intuitivo dovuto alla
mancanza del palo, il posizionamento automatico delle esche a quote
leggermente
variabili. Da non sottovalutare sicuramente il poter anche operare in
caso di
lago sporco, condizioni proibitive per la pesca galla.
Bisognerà prestare però
attenzione, negli incroci con altre imbarcazioni in pesca, a non intercettare montature affondanti quali la
trotiera (insieme
al segnale di traina bianco è opportuno esporne anche uno
giallo), e, accostando verso riva, ai cavi
subacquei di legatura verticale delle boe ed alle possibili toccate del divergente
sul
fondo. |
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