Il
Lago Maggiore: panoramica su ambiente, pesci e pesca
Il Lago Maggiore o
Verbano, è un lago prealpino di origine
fluvioglaciale situato tra Lombardia, Piemonte e Svizzera. Secondo in
Italia
per dimensioni e profondità, è alimentato da un
ampio bacino imbrifero che
convoglia cospicue quantità d’acqua tramite
immissari quali Ticino, Maggia,
Toce e Tresa, oltre ad un buon numero di corsi secondari che raccolgono
acque
dai territori circostanti. Unico emissario, il Ticino sub lacuale, che
prende
la via presso Sesto Calende nel punto più a sud del lago.
Circondato per gran
parte del suo perimetro da rilievi
montuosi o collinari, morfologicamente parlando è uno
specchio d’acqua di
elevata profondità (il punto massimo è di 372 mt
con una media di 170 mt), con
rive prevalentemente rocciose e spesso a picco sull’acqua che
denotano
batimetrie verticali a raggiungere subito depressioni notevoli anche
nei pressi
delle sponde; eccezione fatta per la parte terminale del lago (compresa
la zona
costiera in località Bozza e a sud di Angera) e nei pressi
dei maggiori
affluenti Ticino e Toce, dove si hanno rive basse a canneto con fondali
morbidi
digradanti in maniera più dolce.
Si tratta di un
lago caratterizzato da una notevole
escursione idrometrica con picchi che possono variare, seppure in
circostanze
eccezionali, sino a 5 metri
tra livelli minimi e massimi, quest’ultimi acuiti in
particolar modo da forti
precipitazioni battenti l’alto varesotto, le valli ossolane
ed il Canton
Ticino; per esempio, nel mese di ottobre del duemila, quando si
registrò una
tra le piene più imponenti degli ultimi secoli, il livello
delle acque toccò
quota 197.7 s.l.m (la media è situata a circa 193.7) contro
i 192.3 toccati
nella magra dell’inverno 2005-2006. Nell’anno 1868
si parla di una catastrofica
piena che toccò addirittura quota 200, in
diverse località rivierasche su muri di
edifici in riva al lago, si possono ancora osservare delle linee
commemorative
indicante quale altezza avesse raggiunto l’acqua in tale
occasione, basti solo
pensare che tali epigrafi sono talvolta situate al primo piano dei
fabbricati..
Un simile primato pare non sia però più
eguagliabile, dal momento che l’evento
provocò una forte erosione nell’incile del Ticino
a Sesto Calende.
Sul bacino
soffiano, a seconda di zone e condizioni meteo,
diversi venti, i più comuni dei quali Tramontana ed Inverna,
due brezze
spiranti rispettivamente la prima da nord verso sud prevalentemente il
mattino,
la seconda da sud verso nord tipica nelle ore pomeridiane; di forte
intensità e
pericolo per il suo improvviso levarsi, il Mergozzo, proveniente da
nord-ovest
dalla Val d’Ossola e spesso accompagnato da notevoli onde che
vanno ad
infrangersi sulla sponda lombarda.
La qualità delle limpide acque del Verbano, stante sia
circondato da zone fortemente antropizzate, è da
considerarsi buona, anche se
non mancano punti sensibilmente inquinati soprattutto a causa
dell’apporto di
immissari non sufficientemente depurati, nonché di scarichi
nei pressi di
centri abitati, la situazione generale migliora man mano salendo nella
parte
alta del lago.
Tralasciando le
varie amenità che caratterizzano e
circondano questo bacino (e comunque tipiche di tutti i grandi e
bellissimi
laghi pedemontani) che da sempre attirano turisti e non a frotte e di
cui non
basterebbe nemmeno un libro intero per parlarne, il Lago Maggiore
ovviamente ha
molto da offrire anche ai pescatori.
La sua ittiofauna
è molto varia e comprende specie di grande
interesse sia sportivo che culinario, con la possibilità di
poter praticare le
più svariate tecniche e pescare con successo durante tutto
l’arco dell’anno.
Lucci, trote, salmerini, persici, sandre, cavedani e bass tra i
predatori,
alborelle, agoni, coregoni, bottatrici, carpe, tinche, anguille, pighi,
savette
e molti altri; tra i numerosi “stranieri” che hanno
preso piede negli ultimi
lustri, il gardon, senza contare, con presenza accertata da oltre una
quindicina d’anni, il siluro, quest’ultimo
proveniente anche in discesa dal
sistema collegato lago di Comabbio - canale Brabbia - lago di Varese -
fiume
Bardello; acque, soprattutto nel bacino più a monte, in cui
tale specie è
presente in numero rilevante se non invasivo.
La vastità dell'ambiente, stante una notevole
pressione di
pesca sia dilettantistica che di professione con reti, permette ai
pesci di
vivere indisturbati e raggiungere in molti casi taglie record, fattore
che
inevitabilmente attira tanti pescatori a caccia della bella cattura,
senza però
dimenticare chi vuole, oltre al passatempo, semplicemente procurarsi
del pesce
da apprezzare in tavola: dai gustosi filetti di persico alle delicate
carni del
coregone, dalla croccante frittura di alborelle
all’immancabile carpione a base
di agoni, per i buongustai le finezze non mancano di sicuro.
Come al solito
però la realtà odierna ridimensiona sempre
tutto, è inutile dire che come molte altre acque italiane,
anche questo
stupendo lago, piscatoriamente parlando, è ben lontano da
quello che era fino a
poche decine di anni fa, quando abbondava di pesce e gli equilibri
naturali
erano ancora intatti. Ad incidere sicuramente diverse forme di
inquinamento,
presenti anche in piccoli affluenti (comprese varie interruzioni con
manufatti
pressoché insuperabili per i pesci in rimonta) un tempo
pulitissimi e ambienti
ideali per la riproduzione, vedi fiume Bardello, Boesio, Margorabbia e
molti
altri, nonché cambiamenti ittici (rarefazione
dell’alborella) con la comparsa
di alloctoni (cozze giganti comprese) ed attualmente in alcune zone
l’esagerata
presenza di cormorani; un altro fattore che contribuisce ad impoverire
un
ambiente già compromesso, il bracconaggio, senza contare
spesso un’alieutica
dissennata e fuori dalle regole.
L’attività
professionistica con reti, da alcuni considerata un'altra probabile
causa di parte del depauperamento ittico, è tutt’oggi presente,
anche se in diminuzione di pari passo con la pescosità del
lago.
Nonostante ciò le pescate soddisfacenti sono sempre alla
portata di tutti, a patto però di avere una certa costanza
ed una mentalità di
rigore e studio nell’affrontare la pesca. Al giorno
d’oggi prendere la canna
per andare al lago in un qualsiasi punto e sperando che
“qualcosa abbocchi”,
porta inevitabilmente a risultati tutt’altro che
incoraggianti; la conoscenza
“scientifica” delle prede, del loro ambiente e dei
periodi adatti in cui
insidiarle è fondamentale, soprattutto quando si affrontano
acque di una certa
vastità.
Per fare un esempio
banale, l’appassionato lanciatore che
vuole catturare qualche bella ed argentata trota lacustre da riva,
dovrà ben
sapere che questi pesci durante gran parte dell’anno saranno,
salvo qualche
sporadica cattura invernale, nella maggior parte dei casi
inavvicinabili vista
la loro tendenza a rimanere sempre in acque aperte; come per incanto
però, in
primavera le trote appariranno nel sottoriva per compiere incursioni
nei fitti
branchi di alborelle avvicinatisi alla costa per la riproduzione, in
questi
frangenti ripetute catture con pezzi anche da oltre un paio di chili
diventano
una realtà. Sarà dunque fondamentale conoscere la
zona ed il breve periodo
(all’incirca un mesetto) in cui i pesciolini si concentrano
per la frega,
l’apparire dei pescatori locali armati di galleggiante con il
vivo è il
classico segnale.
O come nella pesca
del luccio, il cui momento d’oro rimane
quando il lago sale di livello consistentemente e smuove rendendo
attivi
esemplari che difficilmente sarebbero capitati a tiro di esca. Per
passare ai
persici, che durante
la stagione fredda si radunano in folti gruppi per
scendere e svernare a grandi profondità, mentre durante la
stagione estiva-inizio
autunnale sono insidiabili soprattutto nei pressi di
imbarcaderi, moli
ed altri manufatti o laddove vi siano comunque piccoli pesci preda. Il
cavedano, in questo tipo di acque croce e delizia dei pescatori al
colpo, si
aggira costantemente tutto l’anno a ridosso delle sponde,
divenendo così facilmente
vittima degli insuperabili minnows, indubbiamente tra le migliori esche
nei grandi laghi; il ciprinide, al pari della trota, è un pesce intercettabile in strati superficiali anche durante i
periodi freddi dell'anno.
Da non dimenticare
la classica “sagra” estiva degli agoni,
periodo in cui in determinate zone all’imbrunire grossi
branchi si avvicinano a
riva per la riproduzione, animando per qualche settimana, prima di
scomparire
nuovamente nelle profondità del lago, le serate rivierasche
dei pescatori.
Insomma per ogni pinnuto bisognerà conoscere il luogo e
periodo giusto ed
insidiarlo con sistemi adatti alla situazione.
Per quanto riguarda
i pesci predatori, il fattore principale
che ne determina la presenza o meno in un luogo, è dunque la
presenza di
foraggio, ovvero tutti quei gruppi di pesci di piccole dimensioni che
mettono
in moto la catena alimentare e fanno permanere in loco le specie
ittiofaghe con
l’intento di cibarsi.
Fino a poco meno di
una trentina di anni fa, in moltissime
zone del lago vi era una costante ed abbondante presenza
dell’alborella, attualmente tali pesciolini si sono rarefatti
a tal punto che
nei pressi delle sponde spesso è difficile anche solo
trovarne qualche piccolo
gruppo; ne rimangono tuttora grossi branchi pelagici, che ovviamente
fregola a
parte si aggirano sempre ben lontani dalle rive e spesso
irrintracciabili nelle
vastità lacuali. Il piccolo gardone è quindi
diventato la pastura principale
per i carnivori, ma anche questa specie stante sia ormai numerosa nel
lago non
ha presenza sempre costante, apparendo e scomparendo in determinate
zone e
periodi non garantendo quindi la permanenza dei predatori, cosa che
accadeva
quando nel sottoriva era stanziale l’alborella. Ovviamente, se
ciò incide notevolmente sulla vita dei
carnivori, bisogna sempre tener conto che anche ove non si vedano
pescetti
aggirarsi in loco, non vuol dire che non siano presenti prede di tutto
rispetto, con grossi lucci, sandre od altri che se ne stanno a pochi
passi
dalle sponde a caccia di prede più sostanziose come cavedani,
o gruppi di
carassi e grossi gardoni che non davano il benché minimo
segnale della loro
presenza standosene sul fondo in qualche metro d’acqua. Se non si hanno
punti di riferimento precisi, solitamente
zone interessanti possono essere nei pressi di centri abitati, foci di
immissari con fondali in declivio, insenature o zone riparate da moli, tali spot possono
celare, oltre
ad esemplari di bass, la presenza di grosse carpe, tinche e molto
altro..
Senza starci a
girare troppo intorno, si può dire con
tranquillità che pescando avvalendosi di un' imbarcazione,
soprattutto per
quanto riguarda alcune specie, è tutto un altro pianeta,
consentendo la cattura
di pesci in questo bacino praticamente impossibili da riva vedi per
esempio
coregoni o salmerini, ed aumentando notevolmente le
probabilità di successo in
generale, raggiungendo postazioni o distanze impraticabili e pescando
in molte
situazioni per l’appunto direttamente in verticale sopra i
pesci.
Infinite sono le
possibilità per chi ama la traina, potendo
adoperare tutte le varianti di questa magica tecnica, dal moderno
trolling con
canna, alle più tradizionali ed antiche come tirlindana,
molagna e cavedanera.
Per queste due ultime, i vasti spazi e le profondità marcate
del Lago Maggiore ne fanno
da sempre un terreno classico ed ideale, anche se va subito detto che la
principale
preda, la trota lacustre, ha subito anch’essa negli ultimi
tempi una
progressiva diminuzione.
I possessori di una
barca potranno disporre di varie
soluzioni di ormeggio -posti comunali e cantieri nautici- sparsi lungo
tutto il
lago, mentre per il traino non mancano diversi comodi punti di varo con
relativo spazio dove lasciare auto e carrello parcheggiati.
La regolamentazione
della pesca sul Verbano stante sia
interessato solo in Italia da ben tre provincie, è piuttosto
semplice,
attualmente vige la cosiddetta “convenzione
italo-elvetica” che ne uniforma e
semplifica le regole, vale a dire misure minime e periodo di
riproduzione dei
pesci, divieti, attrezzi e tecniche consentite unificate. Nella parte
italiana
al pescatore è sufficiente essere in possesso di licenza
governativa (potrebbe
però occorrere un tesserino segna catture provinciale) e
tessera f.i.p.s.a.s
(quest’ultima ha in gestione gran parte delle sue acque) per
poter praticamente
muoversi liberamente lungo le sue rive o servendosi di una barca,
eccezion
fatta per alcune zone di tutela ittica in cui l’esercizio
della pesca è
interdetto; vi sono inoltre alcune concessioni private, in sponda
lombarda tra
Brebbia-Ispra-Angera ed in quella piemontese zona Pallanza-Fondotoce.
Naturalmente è sempre consigliabile tenersi ben informati su
possibili variazioni od aggiornamenti periodici del regolamento.
Il Lago Maggiore, ambiente già dì per
sé
vasto e completo, come sopra
detto è circondato ed alimentato da diversi corsi
d’acqua, anch’essi di grande
interesse ed attrazione per i pescatori; oltre al bellissimo Ticino sub
lacuale, vi sono diversi fiumi e torrenti tributari nei quali sono
presenti,
oltre alla fauna comune del lago, una moltitudine di specie tipiche
delle acque
correnti, come piccoli pesci bentonici quali varioni, gobioni, cobiti,
scazzoni
ed altri, senza contare la presenza dei barbi e degli immancabili
salmonidi. I
tipici torrenti e riali con pendenza accentuata sono il regno di trote
fario e
salmerini, e in alcune zone, specialmente nei tratti più
ampi di fondovalle, si
possono ancora trovare esemplari di marmorata e temolo.
|
|