Vecchie e nuove generazioni di pescatori sui laghi a confronto


A chi non è mai capitato di osservare, con stupore ed ammirazione, vecchie foto in bianco e nero immortalanti pescatori insieme a trotone a dir poco fuori dal comune?
Ed anche se al giorno d’oggi dai nostri grandi laghi escono ancora favolose catture quali poderosi lucci o perca mostruosi, le grosse lacustri, da sempre icone di tecniche come la molagna, mancano sempre di più all’appello.
Ciò, ovviamente, è senz’altro fisicamente dovuto alla loro progressiva rarefazione che si è avuta negli ultimi decenni e soprattutto in determinati bacini, ma è comunque difficile credere che in ambienti così vasti ed in molti casi inesplorati (dalle lenze si intende) non si celi ancora qualche belva argentata dalle mascelle corte ed aguzze. A riprova di ciò le, seppur rare, catture perlopiù effettuate da professionisti con le reti che, nonostante non si tratti di pesci dalle dimensioni che si rilevavano un tempo (15-20 kg non erano una chimera, si parla persino di alcune intorno ai 25-30 kg), tengono accese le speranze ed i sogni del pescatore, conscio nonostante che un colpo del genere difficilmente possa capitare.. Neanche molto tempo fa, sulle pagine di una nota rivista di pesca, veniva pubblicata la foto di una eccezionale cattura con lenza di una trota di 14 kg uscita dalle acque del lago di Garda, mentre sul lago Maggiore negli ultimi anni sono noti almeno un paio di esemplari sui 10 kg finiti nelle reti.
Insomma si può senz’altro dire che le regine ci siano ancora, ma viene spesso spontaneo chiedersi come mai i pescatori di oggi, nonostante armati fino ai denti, non riescano quasi mai ad avere la meglio su queste misteriose creature, tutto ciò ovviamente gioca a favore della “mitologica” figura dei vecchi maestri, le cui abilità sarebbero così difficilmente eguagliabili dalla nuova generazione di pescatori.
Ma proviamo a cercare di capire, con un’analisi il più obbiettiva possibile basata su concetti più o meno noti ed assodati, quali siano i reali motivi di questa presunta e scontata superiorità, difendendo così anche un poco la nostra categoria di “sfortunelli” che, quando va bene, dopo aver girato in lungo ed in largo il lago, se ne tornano a casa con un paio di trote appena sopra misura.
Il primo punto, fin troppo elementare, è la diversa pescosità delle acque, neanche minimamente paragonabile al giorno d’oggi a quello che era all’incirca fino a mezzo secolo fa; con una tale abbondanza ed un equilibrio naturale ancora intatto, le probabilità di cattura erano infinitamente superiori così come la taglia media delle trote (va ricordato che in molti casi si trattava ancora di ceppi autoctoni), matematicamente tradotto in concrete opportunità di portare in barca qualche bestia. Certo è che i pezzi migliori venivano catturati con costanza solo dai pescatori più abili, dunque non si trattava solo di un’equazione tanto pesce uguale tante catture facili per tutti, assolutamente no, il detto “la classe non è acqua” esisteva anche allora! A loro ulteriore favore il fatto che i “vecchi”, avendo a disposizione dei laghi che dire fantastici era dire poco, riuscivano più facilmente col tempo, cattura dopo cattura, ad accumulare sul campo un’esperienza ed un “senso dell’acqua” che per un pescatore odierno sarebbe impossibile acquisire, costretto fin troppe volte a deprimenti cappotti ed ad un numero stagionale di trote relativamente basso. Sarà anche vero che gli insuccessi se visti da un lato critico servono per imparare, ma alla fine sono le catture quelle che insegnano più di tutto.
Oltre al discorso dell’ambiente favorevole e delle tante lacustri in circolazione, i rivieraschi di un tempo vivevano in una situazione economica e sociale ben diversa -suppergiù a partire da una sessantina di anni fa- in cui il concetto di pesca sportiva non esisteva e si usciva in barca, magari giornalmente (in sostanza si parla di persone che trascorrevano la vita sul lago), per portare a casa o vendere il pescato; la molagna dunque era spesso uno strumento complementare alle solite reti che permetteva ai pescatori di professione di ottenere qualche grossa trota in più. Tra i pescatori moderni invece, disanimati anche dall’attuale penuria di “materia prima” (ormai in certe acque persino catture di 3-4 kg non sono per nulla facili), è già ben più difficile trovare qualcuno che si dedichi costantemente alla ricerca di grosse trote tutto l’anno; quindi, su di un dato numero complessivo di uscite stagionali in barca, solo un tot saranno dedicate alla lacustre, mentre il rimanente a caccia di altri pesci pregiati come persici o coregoni.  
Va inoltre aggiunto che non tutte le regine che si vedono nelle foto d’epoca sono state catturate grazie a delle lenze, oltre a quelle finite nelle reti venivano usati anche altri sistemi non proprio sportivi (fonti luminose come la lampara abbinate a fiocine ecc..), ed anche quando era in funzione la trotiera l’azione avveniva molto spesso durante la notte (oggi nei laghi le uscite di pesca al buio con il natante sono severamente punite), con una barca che scivolava lentamente ed in silenzio sull’acqua grazie ad un rematore esperto, a caccia di un pesce che i vecchi ben sapevano, con il favore delle tenebre, muoversi alla ricerca di prede.
La pressione di pesca dilettantistica era sicuramente inferiore, ai giorni nostri, nel periodo immediatamente seguente le varie aperture alla trota nei grandi laghi (leggermente diversificate da zona a zona), si assiste ad una sorta di tradizionale e curioso assalto da parte dei pescatori in barca (salvo poi tornare tutto alla normalità in breve tempo, a conferma che ormai si tratta più che altro di una pesca amatoriale), va da sé che i già pochi salmonidi in circolazione, in particolar modo quelli punti o rilasciati, diventeranno inevitabilmente più furbi e sospettosi, in particolar modo nei confronti delle esche artificiali. Il tutto sommato al disturbo creato dalla navigazione e dalla presenza umana soprattutto durante la bella stagione. Gli appassionati del giorno d’oggi, dal canto loro hanno il vantaggio di poter disporre di mezzi ed attrezzature più efficienti, senza contare la facilità e velocità nel reperire informazioni varie utili su forum o siti; se le acque fossero ancora quelle di una volta i risultati sarebbero molto più incoraggianti e di sicuro capiterebbe con più frequenza di vedere qualche fortunato e bravo lenzatore in posa assieme a qualche belva.
È comunque dato di fatto che, tutt’oggi, alcuni pescatori nelle loro uscite catturano regolarmente più pesci degli altri e spesso portano in barca prede molto interessanti, a dimostrazione che la fortuna od il caso centrano ben poco; si tratta quasi sempre di rivieraschi che hanno vissuto talmente a lungo sul loro lago da conoscerlo alla perfezione e poterlo sfruttare al massimo, con la fortuna magari di avere visto all’opera ed imparato dai loro ancor più esperti predecessori, cercando di non rivelare mai a nessuno luoghi e malizie vincenti o fare pubblicità dei loro trofei. Non è detto dunque che, anche quando non si abbiano notizie di qualche cattura di grossa trota, ciò voglia significare che non ne siano state prese..





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