Pesce siluro a traina?


Dopo la comparsa alcuni decenni fa nel Po e nei suoi affluenti, il siluro pare si stia lentamente diffondendo anche in alcuni ambienti lacustri, compresi i maggiori laghi prealpini caratterizzati da fresche e limpide acque.
Un caso recentemente noto, le acque della provincia di Varese, compreso soprattutto negli ultimi anni, il Lago Maggiore.
Essendo collegato al Grande Fiume tramite il suo emissario -il Ticino sub lacuale- verrebbe spontaneo pensare che tale pesce, con il tempo, sia potuto risalire sino a raggiungere il grande bacino. Ma non è così, lungo il corso del Ticino sono presenti dei manufatti pressoché insuperabili per i pesci in rimonta, la diga del Pan Perduto (sulla quale è stata costruita una scala di risalita solo recentemente) e quella di Porto della Torre; così che, anche nell’eventualità i glanis già ben presenti nel pavese nella parte bassa del corso, caratterizzata da fondali molli ed acque più lente e profonde, avessero voluto sfidare in risalita i ciottolosi e gorgoglianti raschi tipici del Fiume Azzurro, avrebbero comunque forzatamente terminato la loro avanzata senza poter giungere nelle acque del Verbano.
La sua diffusione pare invece sia inaspettatamente arrivata dall’alto, con origine la zona del Lago di Comabbio, nel quale i siluri sono comparsi e presenti in gran numero già da molti anni a causa probabilmente di immissioni volontarie o sconfinamenti accidentali, tramite piene, da piccole acque adiacenti in cui erano già stati precedentemente immessi dall’uomo. Così, in discesa lungo il canale Brabbia, il Lago di Varese ed il fiume Bardello i siluri hanno potuto inesorabilmente avere accesso al Lago Maggiore.
Tuttavia, la sua distribuzione pressoché uniforme lungo tutto il bacino, parte bassa e primo tratto del fiume Ticino a sud, Svizzera più a nord, con esemplari di notevoli dimensioni e di conseguenza presenti da diverso tempo (proprio a Gambarogno è stato fotografato dai sub un bestione da un paio di metri) fa comunque sospettare anche ad immissioni mirate da parte dell’uomo direttamente nel lago.
Le prime voci della comparsa del siluro nel Verbano risalgono più o meno a circa una ventina di anni fa (qualcuno azzarda anche gli inizi degli anni novanta o addirittura fine ottanta), quando cominciava a girar voce di alcune rare e sporadiche catture effettuate dai pescatori.
Negli ultimi quattro-cinque anni le voci hanno cominciato ad avere nettamente più consistenza, segnale quindi che il baffuto abbia iniziato a prendere piede: prede documentate e di taglie diverse, ma anche episodi con lenze o addirittura canne da pesca spezzate da misteriosi pesci, riconducono sempre più -nonostante sia stata ipotizzata, a causa delle basse temperature tipiche di un grande bacino pedemontano, una sua scarsa proliferazione- alla crescente presenza del pesce siluro nel Lago Maggiore. Teoricamente predilige zone nei pressi di immissioni di affluenti con fondali molli e digradanti, ma essendo un animale con grandi capacità di adattamento non è escluso possa colonizzare settori “magri” lungo coste rocciose ed acque profonde.
Predatore con i fiocchi e notoriamente insidiabile con le esche artificiali, ci sarebbe poco da stupirsi se iniziassero a girare notizie di catture effettuate a traina.
E’ un pesce che in condizioni normali staziona regolarmente a contatto con il fondale, divenendo più attivo durante la stagione calda mettendosi in movimento nelle ore notturne e spesso nelle vicinanze delle rive a caccia di prede, rendendosi insidiabile più facilmente da coloro che praticano una pesca a fondo con esche naturali ma anche uno spinning mirato. Essendo dunque una specie che, soprattutto in presenza di acque limpide, generalmente predilige muoversi e cacciare con l’oscurità, ciò potrebbe essere un limite per la pesca a traina, visto che l’utilizzo dell’imbarcazione è proibito durante la notte; gli incontri si potrebbero verificare alle prime luci dell’alba od all’imbrunire (specialmente con l’arrivo del caldo i siluri, al pari del lucioperca, a tramonto inoltrato hanno dei picchi di attività predatoria), ma non è detto che, anche in pieno giorno, un’appetitosa esca radente il fondo e fatta transitare davanti alle fauci del glanis, non possa scatenarne l’attacco. Il comportamento di tale specie “nuova” nei vasti e profondi ambienti lacustri nostrani è in certi lati ancora da scoprire e capire.
Riesce comunque difficile pensare che, tra i più tradizionalisti pescatori rivieraschi, a breve qualcuno possa convertirsi specializzandosi nella caccia al siluro a traina nei grandi laghi, rimanendo probabilmente una cattura occasionale e non sempre gradita: le dimensioni ragguardevoli del baffuto potrebbero creare non poche difficoltà a chi stava insidiando altre specie con attrezzature proporzionate ad esse, finendo così per dover affrontare lunghe e difficoltose battaglie con attrezzi che sono più complicati da gestire come la molagna o la tirlindana. Senza poi contare la probabile delusione di chi, dopo essersi illuso di aver allamato il pesce della vita -una grossissima trota od un mostruoso luccio- si vedrà affiorare ben altra preda..




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