Aspi per avvolgimento braccioli


Dopo la ruota di recupero supplementare, l’aspo è sicuramente il sistema di recupero più efficiente per i braccioli esca; la sua praticità risiede sicuramente nella possibilità di rotazione del telaietto su di una comoda impugnatura, rendendo le operazioni di srotolamento del terminale più facili e scorrevoli.
Il classico aspo in legno oltre ad una maggior robustezza rispetto ad uno leggero in plastica, possiede il vantaggio di poter appuntare gli ami dell’esca su di esso, senza contare di poter inoltre applicare facilmente un gancetto per attaccare il moschettone a sgancio rapido del bracciolo.
La cosa migliore e più intuitiva quando si fila in acqua un terminale è dunque quella di partire dall’esca, agganciandolo una volta steso, al trave; all’opposto invece per recuperarlo, staccandolo dalla linea e riavvolgendolo sul supporto fino a tirare in barca l’esca.
L’artificiale andrà quindi appuntato sul telaietto, ma, vista l’elasticità del nylon, non sempre capiterà nella posizione idonea per poter attaccare gli ami dovendo così lasciare il filo allentato.
Un sistema per ovviare all’inconveniente è quello di piantare una serie di chiodini con capocchia su entrambi i lati del traverso opposto all’impugnatura, che consentono sempre di far agganciare le ancorette sull’aspo tenendo il bracciolo ben teso (fig.1).





L’esca dovrà essere tenuta dal lato dell’impugnatura, in maniera che gli ami -qualora i supporti vengano sistemati in una casetta- rimanendo all’esterno non vadano ad impigliarsi nel nylon degli altri braccioli (fig.2).





Un comune e leggero telaietto di plastica ha il solo vantaggio di essere più economico (va però detto che quello in legno è abbastanza semplice da costruire e con costi praticamente nulli), mentre il contro, oltre l’impossibilità di poter appuntare l’esca, di essere fragile e non adatto per terminali oltre i 15 mt (in ogni caso per braccioli più lunghi, tipici della cavedanera, converrà utilizzare una ruota di recupero dedicata).
Tuttavia, fragilità a parte, con un po’ di ingegno si può tranquillamente modificarlo rendendolo pratico alla pari di uno in legno, incollando per esempio una striscia di balsa, sughero o gomma da circa 0.5 cm di spessore in modo da poter agganciarci l’esca; altresì per l’attacco del moschettone a sgancio rapido ed i chiodini, ci si potrà arrangiare con anellini, fascette in plastica ecc.. (fig.3)






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